02. Il modello OSI

Il modello OSI (acronimo di Open Systems Interconnection, conosciuto anche come modello ISO/OSI), è uno standard concepito nel 1984 dall'ente di standardizzazione internazionale ISO (International Organization for Standardization) per reti di calcolatori.

La valenza di questo modello fu subito riconosciuta dalla comunità scientifica ma essendo uno standard aperto la definizione richiese un tempo eccessivo e la velocità di diffusione dei protocolli della suite TCP/IP fu tale da impedirne lo slancio.

Le implementazioni dei protocolli del modello OSI vide impegnate molte aziende leader come la IBM, ma ben presto gli sviluppi furono interrotti e nessuna implementazione fu mai portata a compimento.

Il modello OSI è ancora oggi un riferimento nell'ambito dei protocolli di rete grazie alla pulizia architetturale che lo caratterizza.

Il modello concepito dall'ISO affronta il problema dell'internetworking definendo 7 livelli (layers), ciascuno dei quali affronta una specifica problematica. Questa suddivisione per strati semplifica la complessità implementativa, garantisce la modularità e consente l'intercambiabilità dei protocolli.

Schematicamente ogni livello deve garantire:

    • modularità delle applicazioni;

    • intercambiabilità dei protocolli;

    • mascheramento dei servizi interni;

    • interfacce di lavoro strutturate;

    • protocolli comuni.

Queste caratteristiche di flessibilità erano particolarmente sentite dal gruppo di lavoro perché lo standard aveva l'obiettivo di garantire un'architettura aperta, in cui tutti potevano intervenire migliorando delle parti con una propria implementazione.

I livelli sono numerati da 1 a 7 e la numerazione più bassa è usata per i livelli più vicini all'hardware (livello fisico) mentre i livelli più alti sono più vicini all'utente (il livello 7 corrisponde al livello applicativo).